Amico Mio, di Gianmarco Perale.

Amico Mio mi ricorda Taxi Driver e il Piccolo Principe; di quest’ultimo ha la purezza, del primo ha la ferocia. Con parole semplici e un’architettura leggera questa novella va a toccare un tasto delicato e profondo: il bisogno di essere ricambiati quando si ama una persona. Tante volte s’è detto che i maschi non hanno il coraggio di dissotterrare i sentimenti. Gianmarco Perale lo fa, ci porta sotto la superficie, nel luogo dove desiderio e realtà si scontrano e si rischia di incontrare la propria ombra.

Incroci Scambi Narrazioni (II edizione)

Laboratorio di scrittura creativa con Carola Susani, a cura di Loris Righetto, con il supporto di Spazio Alva e Fonderia 20.9

INIZIO: 09 | 10 Dicembre 2023 FINE: Maggio-Giugno 2024

CHI: Il workshop si terrà in presenza ed è rivolto a chi cerca un luogo dove iniziare o perfezionare il proprio manoscritto. Gli incontri saranno condotti da Carola Susani, autrice di romanzi e racconti per adulti e per bambini, e insegnante di lunga data ed esperta di scrittura creativa per la Scuola del Libro e minimum lab.

IL LABORATORIO: Durante gli incontri, ogni partecipante avrà il proprio momento per presentare al gruppo e alla docente la propria storia, ne leggerà dei pezzi e potrà raccogliere consigli, e poi a casa riscrivere e rielaborare. Strada facendo si parlerà di scalette, scene e atti, personaggi, voci narranti, lingue letterarie, piani temporali, di conflitto e di tensione drammatica.

Oltre all’incoraggiamento e agli stimoli offerti dall’incontro periodico con un gruppo di lettura, ogni partecipante potrà chiedere dei momenti di confronto individuale e personalizzato con l’insegnante.

Cosa ci si dovrebbe aspettare da questo laboratorio? Questo laboratorio è adatto alle persone che vogliono un approccio pratico alla scrittura: si lavora sulle tue idee, sulla tua scrittura, sul tuo testo.

QUANDO: Si tratta di un laboratorio in presenza che si articolerà in tre weekend. Il ciclo di incontri durerà da Dicembre 2023 a Maggio-Giugno 2024. Ogni incontro occuperà il sabato e la domenica, idealmente dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 16. Ogni incontro verrà intervallato da due mesi di scrittura, in modo di poter mettere a frutto

Il primo incontro si terrà in questo week end: 09/10 Dicembre; durante ogni incontro si decideranno le date per l’incontro successivo, in accordo con le necessità di tutti. In caso non sia possibile per qualcuno partecipare in presenza, verrà organizzato un incontro sostitutivo su Zoom.

DOVE: Alva, lo spazio interdisciplinare di Fonderia 20.9 in Vicolo Terrà 5 a Verona, ospiterà l’intero ciclo di incontri.

COME PARTECIPARE: Per partecipare è necessario presentare il proprio progetto in forma scritta; se il lavoro è già articolato, serve un pitch (max 1000 battute) + la sinossi (max 10.000 battute) + corpo del testo già scritto. Se il progetto è in fase inziale, basta un foglio Word di una pagina o due, in cui si spiega in linea generale l’opera. Il termine ultimo per partecipare è il 30 Ottobre 2023.

COSTI: Il costo complessivo è di 320 euro a persona (per confermare il proprio posto, bisogna versare la caparra di 50 euro; è possibile il saldo della cifra a rate, durante il corso) + 10 euro di tessera di iscrizione all’Associazione Alva. Chi ha già partecipato alla prima edizione del corso potrà usufruire del 10% di sconto.

INFO: scrivere a lorisrighetto@gmail.com

La Società Della Performance, di Gancitano e Colamedici

Dopo La società Dello Spettacolo, teorizzata da Guy Debord nel 1967, secondo Maura Gancitano e Andrea Colamedici viviamo oggi nella Società Della Performance. Se nell’epoca precedente ogni merce veniva spettacolarizzata e ogni spettacolo diventa funzionale alla vendita, nella Società Della Performance la merce siamo noi e sui social gareggiamo per metterci in vetrina.

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Piccoli Mondi, di Caleb Azumah Nelson

Già autore di un romanzo di successo, Mare Aperto (Atlantide 2021, trad. Anna Mioni), Caleb Azumah Nelson (1993), scrittore anglo-ghanese, esce con il suo secondo: Piccoli Mondi (Atlantide 2023, trad. Anna Mioni). Un’opera che, secondo me, vale la pena di leggere perché tocca in modo poetico e profondo un tema molto difficile: il conflitto intergenerazionale.

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Questione di sguardi: Milan Kundera e Alejandro Zambra

Ho un debole per i romanzi di formazione. Kundera io l’ho scoperto con La Vita È Altrove (1973). La prima volta che mi è capitato tra le mani, ne sono rimasto folgorato. Si narra la tragicomica educazione sentimentale di un giovane poeta nella Praga agli albori della rivoluzione comunista. Per me è superiore a quasi tutti gli altri suoi libri. È un libro che sta alla pari de L’Educazione Sentimentale di Flaubert in cui gli ideali della giovinezza, l’idealismo della rivoluzione, si scontrano con la realtà e ne escono ridicolizzati. Un libro che mette insieme Don Chisciotte, Rimbaud e Kafka. Un libro geniale… che mostra segni di vecchiaia pur essendo scritto soltanto nel 1973.

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Non c’è fabula senza lupus

Adesso che il polverone su Roald Dahl è passato, mi sembra il momento giusto per ricordare che la logica della fiction è molto diversa da quella della realtà. Nella fiction il cattivo deve essere realmente cattivo perché abbia senso per lo spettatore metterlo al posto che merita alla fine del percorso. Il lupo deve mangiare cappuccetto rosso, non c’è possibilità che avvenga diversamente. E i grassi devono essere grassi ed essere presi in giro in quanto tali. Non ha alcun senso risparmiare a un protagonista grasso o nero o donna o incapace la tragedia di come tratta il mondo ciascuna di quelle specifiche categorie. Perché il punto è proprio quello: elaborare la tragedia. Aristotele a riguardo era perentorio, lo spettatore è tuo amico e quindi devi fargli sperimentare le peggio cose, fagli la cortesia, fagli uccidere il padre, fagli sposare la madre, in modo che possa elaborare. Oggi, invece, lo spettatore è pagante, non amico e, siccome non è bello elaborare, devi fargli vedere solo cose che gli piacciono.

L’idea che gli orchi non possano essere tali e che il gotico non debba essere spaventoso, nasce in seno a una comunità iperculturale (grazie Byung-Chul Han) per cui ogni identità del mondo è ormai un possibile mercato per una produzione artistica in cerca di nuovi paganti. Funziona quando a fare le cose è la Dreamworks con Shrek oppure Tim Burton con Edward Mani di Forbice, perché sono bravi a farci capire che il mostro e il gotico siamo noi: diventa un modo relativista per raccontare il lato sinistro dell’essere umano, di cui tutte, tutte le religioni e le filosofie parlano. Ma l’idea di non poter usare in modo oculato la parola n o la parola frocio o la parola schiavo in un testo narrativo o in un film, vuol semplicemente negare il diritto ai bambini di sapere che gli adulti possono essere cattivi. E alla lunga negare queste cose aiuta i cattivi.

Su Michel Houellebecq che comparirà in un porno danese.

Molti anni or sono Jeff Koons sposò Cicciolina; era un gesto artistico che intendeva sia essere dissacratorio, sia sottolineare che all’interno della cornice ‘pop culture’, l’arte poteva permettersi di flirtare goduriosamente col trash. Che la realtà si spinge oltre il confine della morale piccolo borghese.

Notizia di qualche mese fa, lo scrittore Michel Houellebecq accetta la proposta di una nota pornografa di comparire in un video hard. La prima volta che ho visto il fotogramma in cui lui si fuma una sigaretta a letto, Be’, ricordo di aver pensato, Guarda quant’è felice Michel Houellebecq. Sembra un vecchietto che ha infine raggiunto il suo scopo. È una cosa di lui che io non so quanti avrebbero mai pensato.

Come molti di voi ho letto Estensione del Dominio della Lotta e Le Particelle Elementari, agli inizi degli anni Duemila. Già allora Houellebecq si poneva come il profeta di una società pornografica, capitalista e disperata, in cui la scarsità dell’amore per maschi e femmine beta è presupposto culturale, incontestabile dato di fatto, condiviso da tutti e da tutte.

Nei suoi primi libri il narratore ne faceva continuamente una questione di sesso. O, meglio, poneva continuamente la questione dell’assenza del sesso e dell’abbondanza del suo feticcio. L’ho sempre presa come una metafora, perché il sesso è uno dei modi in cui gli adulti mostrano la propria spiccata preferenza per una persona e quella cosa mancava nella vita dei suoi personaggi, per una miriade di ragioni diverse ma tutte riconducibili alla società dei consumi e al patriarcato. In effetti, ricordo che le sue pagine erano pervase da un senso di horror che promanava dalla solitudine esistenziale di chi non ama né è amato da nessuno.

Ora, a vederlo protagonista, lui, Michel, spauracchio lovecraftiano, scarafaggio kafkiano, quieto e soddisfatto tra le lenzuola di un porno danese, con un uso fotografico della luce che suggerisce intimità e quotidianità, mi sento sollevato. Da estensione del dominio della lotta a protagonista di un film porno mi sembra in fondo una favola con lieto fine.

Notizia di qualche settimana fa, Michel e moglie hanno dato mandato ai loro avvocati di impedire con ogni mezzo la diffusione del video. Verrebbe da chiedersi: Ma che senso ha? Prima ti fai la pubblicità e poi la cancelli? Non è facile capire le motivazioni personali, legali, di tutela dell’immagine che hanno spinto il grande scrittore francese a tale ripensamento. Magari ci percula come al solito. Magari è solo réclame.

Dal punto di vista della critica letteraria, però, un senso emerge: siamo ancora dentro il postmoderno e la logica (rileggere Jameson, rileggere Infinite Jest) è ancora quella del capitalismo: lo spettatore è pagante e il lieto fine hollywoodiano è obbligatorio. Michel, per essere il grande scrittore francese del ventunesimo secolo, ha bisogno di un’ironia diversa: macabra, pesante. Esiste, per uno come lui, onta più riprovevole della felicità? Post coitum omne animal triste est.

In foto: Cicciolina e Jeff Koons a Venezia, foto di Karl Lagerfeld.

Il corpo in cui sono nata di Guadalupe Nettel

Per abbracciare la nostra natura profonda dobbiamo liberarci dell’armatura che altri hanno posto sulle nostre spalle. Questa sembra essere la conclusione cui arriva Il Corpo in Cui sono Nata, un irriverente, delizioso ed enigmatico memoir scritto da Guadalupe Nettel (Città del Messico, 1973), pubblicato in Italia prima da Einaudi (2014) e poi da La Nuova Frontiera (2022) con traduzione di Federica Niola.

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Bei momenti

  • Quando la sera d’estate, tutte le finestre aperte nel quartiere, il tizio con la cabrio si ferma al bancomat sotto casa e Louis Fonsi sparato a pallettone dalle casse si esibisce direttamente nel tuo salotto cantando “Despacito – vamos a hacerlo en una playa en Puerto Rico” e ti diventa chiaro perché Borgo Venezia, a Verona, lo chiamano anche Borgo Venezuela.
  • Quando LinkedIn ti invia una mail, il sabato sera alle 21, per dirti che la tua carriera va alla grande e tu scorri fino in fondo per vedere dov’è la scritta ‘sorridi sei su candid camera’.
  • Quando sei in ritardo per andare da qualche parte e un autoveicolo si catapulta fuori dallo stop soltanto per starti davanti e andare piano, confermando così l’opinione diffusa che chi comanda davvero in Italia sono gli anziani.
  • Quando sul pos, al lavoro, mentre stai eseguendo una transazione per il tuo capo, leggi sullo schermo che i due terminali sono in fase di ‘”hand-shaking’ e ti fai un tuo cartone animato mentale in cui i due oggetti si tolgono il cappello e stringendosi la mano si scambiano un saluto di circostanza un attimo prima di consegnarsi la valigetta coi soldi.
  • Quando credi di aver per errore cancellato un paragrafo che ti piaceva e poi invece lo ritrovi appiccicato nel copia-incolla del programma di scrittura e tutto contento ti rimbocchi le maniche, Dai che abbiamo il vento in poppa.
  • Quando tolgono le impalcature dalla facciata di un edificio in ristrutturazione e ti viene da pensare, Ma guarda che bello, ma chi se l’immaginava coperto da tutto quello schifo? Ma perché non ristrutturiamo tutti i palazzi della città?
  • Quando alla mattina, portando al nido tuo figlio, incontri per strada una delle educatrici senza divisa e la saluti e lei per una frazione di secondo ti guarda stranita con l’aria di chiedersi chi sei e come mai puoi vederla dal momento che stava indossando il suo mantello dell’invisibilità.