Non c’è fabula senza lupus

Adesso che il polverone su Roald Dahl è passato, mi sembra il momento giusto per ricordare che la logica della fiction è molto diversa da quella della realtà. Nella fiction il cattivo deve essere realmente cattivo perché abbia senso per lo spettatore metterlo al posto che merita alla fine del percorso. Il lupo deve mangiare cappuccetto rosso, non c’è possibilità che avvenga diversamente. E i grassi devono essere grassi ed essere presi in giro in quanto tali. Non ha alcun senso risparmiare a un protagonista grasso o nero o donna o incapace la tragedia di come tratta il mondo ciascuna di quelle specifiche categorie. Perché il punto è proprio quello: elaborare la tragedia. Aristotele a riguardo era perentorio, lo spettatore è tuo amico e quindi devi fargli sperimentare le peggio cose, fagli la cortesia, fagli uccidere il padre, fagli sposare la madre, in modo che possa elaborare. Oggi, invece, lo spettatore è pagante, non amico e, siccome non è bello elaborare, devi fargli vedere solo cose che gli piacciono.

L’idea che gli orchi non possano essere tali e che il gotico non debba essere spaventoso, nasce in seno a una comunità iperculturale (grazie Byung-Chul Han) per cui ogni identità del mondo è ormai un possibile mercato per una produzione artistica in cerca di nuovi paganti. Funziona quando a fare le cose è la Dreamworks con Shrek oppure Tim Burton con Edward Mani di Forbice, perché sono bravi a farci capire che il mostro e il gotico siamo noi: diventa un modo relativista per raccontare il lato sinistro dell’essere umano, di cui tutte, tutte le religioni e le filosofie parlano. Ma l’idea di non poter usare in modo oculato la parola n o la parola frocio o la parola schiavo in un testo narrativo o in un film, vuol semplicemente negare il diritto ai bambini di sapere che gli adulti possono essere cattivi. E alla lunga negare queste cose aiuta i cattivi.

Pubblicato da

Loris Righetto

Nato e cresciuto tra Verona e la sua provincia. Oltre alle cose importanti per vivere, mi occupo di narrativa, immagini e scrittura. Sono laureato in lingue e ho frequentato il Columbia Publishing Course a NYC. Miei racconti sono apparsi su diverse riviste cartacee e digitali, tra cui Nuovi Argomenti. La mia raccolta di racconti, al momento inedita, è stata menzionata al Premio Calvino, edizione 2019.