Berlino street art, un reportage (2 di 4)

Nel 2013, da un’agenzia che si chiama ‘Alternative Berlin Tours’ ho comperato un biglietto per un tour guidato ai graffiti della città e, di seguito, potete leggere il meglio di quell’esperienza.

Il percorso della visita si snoda a zig-zag dal quartiere di Mitte a Kreuzberg da lì a quello di Friedrichshain. Nel tratto di Kreuzberg prendiamo la sopralevata, seguendo Skalitzer Str. in direzione Warschauer Str., che offre una vista panoramica del quartiere: in mezzo ai boschetti, alle distese dei parchi, spuntano gli alti palazzoni decorati da giganteschi murales, come per attenuarne il grigiore e la pesantezza.

Lo Spaceman di Victor Ash, per esempio, visibile tra le fermate Kottbusser Tor e Görlitzer park, dove scendiamo e veniamo condotti dentro un parchetto dal quale ammiriamo il pezzo. ‘Mirror’ come dice Adrian. Un gigantesco astronauta, dipinto sul fianco di una casa di quattro-cinque piani, stile all’apparenza spartano: un contorno nero di cinque, forse sei metri. Pare realizzato con la tecnica dello stencil e invece è disegnato a mano libera.

-Ash si è calato dal tetto con un’imbragatura per scalate, – se anche il percorso del tour potrebbe sembrare adatto a dei neofiti, sono le spiegazioni, gli aneddoti della nostra guida ad essere importanti, -Possono non sembrarvi dei grandi pezzi, se li confrontiamo con mirror più elaborati. Quello che sto cercando di sottolineare è l’effectiveness. Si tratta di pezzi che riescono a sfruttare l’ambiente, -ci indica il lampione che sale dritto verso la mano del disegno, -Da una certa prospettiva sembra che l’astronauta stia piantando una bandiera.
19-adrian3

La verticalità sembra un principio cardine. Adrian lo ripete tre o quattro volte, muovendo la mano tesa come se stesse nuotando per emergere, –It’s all about elevation, innovation, -si capisce che questa volta lo intende anche in senso lato, -Fare qualcosa di inarrivabile. Qualcosa che gli altri non riescono a fare. Arrivare dove gli altri non sono ancora arrivati-.
Ci sta indicando un segno appena sotto il cornicione del fianco di un palazzo. Una tag. Un’imbrattatura. Il nome di un writer: JUST.

Uno scarabocchio che non avrei visto se lui non me l’avesse indicato: -Anche qui, la domanda è: come ha fatto? Di solito queste tag si eseguono sporgendosi il più possibile dal cornicione. Magari con un bastone, tipo manico di scopa, con attaccato il pennello. Un metodo che si chiama heaven spot, sia perché sei vicino al cielo, sia perché se cadi muori. Ho sentito di gente che si è fatta tenere per le caviglie per fare un throw-up.

17 veduta da Warschauer St

In metro. Adrian attaccato con una mano alla maniglia. Con l’altra gesticola un po’ parlando con due ragazzi di un certo college. Noi altri a ventaglio attorno a lui. Ha il capellino nero di SF, visiera sugli occhi, mani infilate nelle tasche del k-way, filo di barbetta nera lungo il mento, pantaloncini al ginocchio da cui spuntano i polpacci tozzi e tatuati (una scimmietta che si toglie la tuba). Minuscoli schizzi di vernice. Espadrillas: calzature troppo leggere per queste strade piene di cocci di bottiglia. I ragazzi gli chiedono di dov’è; ha percorso una delle mie rotte migratorie preferite, più favoleggiate, ma all’incontrario: Los Angeles, Seattle, Brooklyn e Berlino.

-Brooklyn dove?, -chiedo e lui, -Fort Greene, -E io, -Conosci i ragazzi di Five Pointz?
Five Pointz, un enorme spazio squottato e graffitato (in Italia qualcosa di simile, ma in scala minore, è il Leoncavallo, a Milano), in realtà è nel Queens e lo so bene. Ma sto cercando di lavorare sui confini della mia geografia mentale; unire i puntini. Adrian, ovviamente, scuote la testa, -Non li conosco. Comunque stanno chiudendo anche Five Pointz.
Qualcuno fa la domanda più velocemente di me, -Perché proprio Berlino?
Adrian, scrollata di spalle, -Perché qui ci sono arte e cose da fare. Il costo della vita è basso e il permesso di soggiorno, se provi di essere susteinable, di non essere qui per sfruttare lo stato tedesco, te lo danno.

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parte 1

parte 3

parte 4

Pubblicato da

Loris Righetto

Nato e cresciuto tra Verona e la sua provincia. Oltre alle cose importanti per vivere, mi occupo di narrativa, immagini e scrittura. Sono laureato in lingue e ho frequentato il Columbia Publishing Course a NYC. Miei racconti sono apparsi su diverse riviste cartacee e digitali, tra cui Nuovi Argomenti. La mia raccolta di racconti, al momento inedita, è stata menzionata al Premio Calvino, edizione 2019.

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